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Buongiorno, Equinozio d’Autunno!

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Il Tempo non ha bisogno di saluti e di auguri: diciamo che scorre invece “è”, senza prima né dopo, e noi saltelliamo fieri sul filo della nostra illusione. Scorre come Acqua? Questo Elemento lo incanaliamo, deviamo fermiamo… siamo convinti di governalo a nostro piacimento come appicchiamo il Fuoco e lo spegniamo, come spingiamo Aria nella calura, come svanghiamo la Terra e la riposizioniamo. Il Tempo non ce lo permette, non finge di accettare la nostra prepotenza, la nostra umana supponenza, il nostro presunto potere. Il Tempo non scorre, c’è e dalla nostra piccola posizione lo misuriamo perché abbiamo bisogno di rendere caduco quel che è eterno. Abbiamo dato inizio e fine alla Divinità, la facciamo nascere, crescere, agire come faremmo noi, gioire, soffrire e, infine, morire. Collochiamo il Divino al di sopra di tutto per poterlo contemplare ma lo riduciamo al nostro utilizzo, gli assegniamo la debolezza di cedere ai nostri desideri o alle nostre preghiere. Il Tempo non ce lo permette, per fortuna. Ne misuriamo la fetta che ci riguardi e la frazioniamo in ore, giorni, anni, secoli, ere; gli conferiamo stagioni e trasformiamo la nostra meraviglia di osservatori in eventi astronomici e climatici, in ritmi e pause e mutamenti. La “vettura” che ci sopporta, la nostra Terra, è immersa nel Tempo e pensiamo che tutto giri intorno a noi come un bimbo che non conosca l’effetto Doppler! Siamo vecchi presuntuosi e deboli bambini. Urliamo la nostra immaginaria forza come nel litigio: finiti gli argomenti, senza il controllo della temperanza e dell’ascolto, procediamo con insulti, improperi e… giù di violenza fisica. Semplicisticamente banale? Siamo banali dinnanzi al Tempo e non sappiamo amarlo. Sicché, paradossalmente e coerentemente con la mia umana natura, rinnovo i saluti e aggiungo auguri: auguri cari, Equinozio d’Autunno e buongiorno a te!

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R.:L.:Urbis, 22/09/2024